Per elaborare traumi o lutti così forti, le persone furbine, quelle che si vogliono bene, loro pian piano si risolvono grazie a se stesse, ma anche, e soprattutto, grazie al sostegno di psicologi esperti, seri e affidabili, io invece, siccome son più che furbissima, io per via che pensare mi faceva star troppo male, io come soluzione ho pensato di tingermi i capelli. Di nero.
venerdì 30 gennaio 2015
Terza parte| kit di sopravvivenza
Per elaborare traumi o lutti così forti, le persone furbine, quelle che si vogliono bene, loro pian piano si risolvono grazie a se stesse, ma anche, e soprattutto, grazie al sostegno di psicologi esperti, seri e affidabili, io invece, siccome son più che furbissima, io per via che pensare mi faceva star troppo male, io come soluzione ho pensato di tingermi i capelli. Di nero.
mercoledì 28 gennaio 2015
3| un coltello che ride
lunedì 26 gennaio 2015
spesa ignorante
(sicuramente mi sarò dimenticata qualcosa, ma vabbè)
domenica 25 gennaio 2015
2| mondi di plastica
giovedì 22 gennaio 2015
Seconda parte | la giornata tipo
lunedì 19 gennaio 2015
capitolo 4| dell’agitazione controllata
domenica 18 gennaio 2015
capitolo 3|Scrivi, scrivi Mathias, scrivi
Il quadro è incompleto, si tratta di fare degli accertamenti, ma risultano delle cellule anomale, ci han detto, e io, io che i quadri li dipingerei a secchiate di colore, io che pure sui dubbi ci farei le vignette per sdrammatizzare un po’, io e i disegnini buffi, io con quelle parole lì mi son sentita letteralmente svenire. Tipo uno tzunami violentissimo che ti spazza via e tu non puoi fare niente, solo arrenderti. Niente rabbia questa volta, solo rassegnazione. A mia mamma non importava guarire, lei dal primo giorno sapeva che dove non si sa, ma comunque sarebbe tornata insieme al papà, e allora ti guardava e buttava lì un vostro padre non ci riesce proprio a star senza di me ragazzi, e te lo diceva con un sorriso che a me sembrava follia. Follia pura.
Inoperabile pure lei, l’ho dovuta supplicare di fare la chemio, e di questo adesso mi mangerei le mani, che una roba così invasiva non si può chiedere mai, ma io quello che volevo era tenerla con me, e alle speranze mi ci aggrappavo con tutta la (poca) forza che avevo. Egoismo truciolo.
Tutto inutile, tutto in merda. All'improvviso la madre ero io, e nel giro di sei mesi ho dovuto prendermi cura di un corpo che non era più il suo e di una persona che era un’altra, e la fatica più grossa è stato fingere di giorno di essere forte per starle vicino, e invece la notte cercare (inutilmente) di controllare il panico, il panico duro mentre vedevo che stava andandosene, il panico che da sola non ce l’avrei mai mai fatta. E il dolore, il dolore che non puoi farci niente, il dolore che non lo puoi arginare, il dolore che puoi solo sperare che almeno il suo finisca. Mia mamma è morta in meno di un anno, e io? Scrivi, scrivi Mathias, scrivi.
Il bambino dice:
Sono abituato a stare solo. Non piango mai, lo sai.
Sì, lo so. Ma non ridi neanche mai. Quando eri piccolo, ridevi sempre.
Doveva essere prima della morte di Yasmine.
Che dici, Mathias? Yasmine non è morta.
Sì. E’ morta. Lo so da molto tempo. Se no sarebbe già tornata.
Dopo un silenzio, Lucas dice:
Anche dopo la partenza di Yasmine ridevi ancora, Mathias.
Il bambino guarda il soffitto:
Sì, forse. Prima che lasciassimo la casa di nonna. Non avremmo dovuto lasciare la casa di nonna.
Lucas prende il viso del bambino fra le mani:
Forse hai ragione. Forse non avremmo dovuto lasciare la casa di nonna.
Il bambino chiude gli occhi, Lucas lo bacia sulla fronte:
Dormi bene, Mathias. E quando avrai troppa pena, troppo dolore, e se non ne vuoi parlare con nessuno, scrivi. Ti aiuterà.]
sabato 17 gennaio 2015
intermezzo (verso il capitolo 3)
IMPREVISTI (e probabilità)
- la fettina di cetriolo nel panino
- la millesimata che sa di tappo
- l’attrazione fatale di spigolo e mignolo
- la pasta scotta
- la scheggia nel dito
- il le faremo sapere, ma forse anche no
- tagliarsi con le pagine di un libro bellissimo che non vedevi l’ora di leggere
- il caffè balordo nel nuovo bar tutto da provare
- lavare la macchina appena prima del temporale
- correre correre correre, ma perdere l’aereo
- arrivare puntualissimi, epperò incappar nell’overbooking.
Ho visto Le fate ignoranti di Özpetek tipo mille volte, forse di più, ma non mi ricordo mai se quando cade il bicchiere e si rompe (o no?) la persona importante ritorna da te (o no?), ad ogni modo, a onor di cronaca, va detto che esattamente tre mesi dopo la morte di mio papà, ho avuto a che fare con un bicchiere enorme.
mercoledì 14 gennaio 2015
lunedì 12 gennaio 2015
Capitolo 2| le parole delle volte non servono
domenica 11 gennaio 2015
giovedì 8 gennaio 2015
Il pregiudizio
martedì 6 gennaio 2015
capitolo 1| ci son dei sorrisi che sembrano limoni
domenica 4 gennaio 2015
sabato 3 gennaio 2015
che delle volte è questione di luce
Al parco, mentre il muso scorrazza, penso che ad annusare bene bene un po’ si sente già l’odore di primavera, ma che forse è tutta una questione di luce, perchè per la primavera in effetti è un po’ presto, ma siccome a me piace da matti, io per precauzione sta cosa me l’annuso tutta. E poi: che se fossi maschio le avrei regalato facciamo un gioco di Carrère, mica come questo tipo sulla panchina di fianco a me, che si vede benissimo che le ha appena regalato l’ennesimo libro di merda e improvvisato, che io le persone le associo ai libri solo quando ci sono dentro e a caso mai, che c’ho la lucidità intermittente e secondo me non c’è un’età che la ragione con la erre maiuscola arriva, ma nel caso mi sa che con l’inconscio l’ho mancata di proposito, che non capirò mai che cazzo c’avrà la gente da urlare e far l’applausino quando in discoteca o al ristorante o in qualsiasi altro posto va via (e torna) la luce, che delle volte più che partecipi siam dei participi (passati?), che ieri ho ordinato una agenda a Brooklyn e oggi ho scoperto che se va bene arriverà tra un mese e che no, ho rinunciato all’orologio, ma un mese senza agenda nelle tenebre non ci so stare, che sto scrivendo tutto di getto e chissà che penserebbe qualcuno ad analizzarla con logica psicologica ontologica etimologica e filologica la mia testa, ma a me come immagine adesso mi viene il prisma fighissimo che fa gli arcobaleni, e allora va bene così. Ora scusate, ma vado a recuperare il muso, prima che si attacchi con tutti i minibimbi del parco.