Sala d'aspetto, numeretti, altoparlanti, attendere il proprio turno.
Le vespe spietate che non fanno nemmeno il miele, le gallerie che se non vedo l'uscita mi manca il respiro, il terremoto e gli ospedali, l'odore verdino opaco delle medicine dritto all'ombelico senza pietà, su tutto.
Con gli incubi ho perso tante di quelle notti da bruciarmi gli occhi per non chiudere loro e me, ma adesso ho imparato ad aggomitolarmi perché la tenerezza così la abbracci meglio e l'ho ritrovata la notte, anche un po' i sogni.
Del buio no, di stare da sola nemmeno, di uscire dagli schemi solo se sono convinta, l'istinto guai a non ascoltarlo, gli alti e bassi li affronto, i miei, i cambi d'umore degli altri invece non ce la faccio, ci sto malissimo, specialmente le reazioni da repulisti faccio ordine butto via tutto subito, una nebbia nello stomaco che solo a pensarci sto male. Il fatto è che gli abbandoni li vivo male, ne ho subiti di involontari forzati dalle malattie e per ogni situazione od incomprensione sono per il parliamone e troviamo una soluzione che con la rabbia o la fretta non si ottiene nulla, ma fortunatamente chi fa parte della mia vita lo ha capito e senza dialoghi costruttivi mai.
L'ansioso sa incanalare l'adrenalina nel lavoro, dicono, io ho provato a incanalarla per me: funziona. Niente sigarette, niente goccine varie anche se in caso di bisogno non vedo che cosa ci sia di sbagliato nel prenderle, basta camomilla doppia nella tazzina da caffè, i capelli stanno ricrescendo da farci la coda, guai a non leggere e soprattutto camminare in silenzio, di quei silenzi meravigliosi che ad ogni passo tutto sembra più chiaro.
Non ho più paura di ascoltarmi e mostrarle tutte le paure, la mia fragilità mi fa sorridere di complicità, niente corazza, nessuna difesa: in caso di ferita ci sto ancora male, ma insomma, ecco, preferisco usare le energie per stare meglio e adesso che il buio arriva prima mi accorgo che questa tranquillità qui mi piace molto. Gli esiti tra qualche giorno.
Le vespe spietate che non fanno nemmeno il miele, le gallerie che se non vedo l'uscita mi manca il respiro, il terremoto e gli ospedali, l'odore verdino opaco delle medicine dritto all'ombelico senza pietà, su tutto.
Con gli incubi ho perso tante di quelle notti da bruciarmi gli occhi per non chiudere loro e me, ma adesso ho imparato ad aggomitolarmi perché la tenerezza così la abbracci meglio e l'ho ritrovata la notte, anche un po' i sogni.
Del buio no, di stare da sola nemmeno, di uscire dagli schemi solo se sono convinta, l'istinto guai a non ascoltarlo, gli alti e bassi li affronto, i miei, i cambi d'umore degli altri invece non ce la faccio, ci sto malissimo, specialmente le reazioni da repulisti faccio ordine butto via tutto subito, una nebbia nello stomaco che solo a pensarci sto male. Il fatto è che gli abbandoni li vivo male, ne ho subiti di involontari forzati dalle malattie e per ogni situazione od incomprensione sono per il parliamone e troviamo una soluzione che con la rabbia o la fretta non si ottiene nulla, ma fortunatamente chi fa parte della mia vita lo ha capito e senza dialoghi costruttivi mai.
L'ansioso sa incanalare l'adrenalina nel lavoro, dicono, io ho provato a incanalarla per me: funziona. Niente sigarette, niente goccine varie anche se in caso di bisogno non vedo che cosa ci sia di sbagliato nel prenderle, basta camomilla doppia nella tazzina da caffè, i capelli stanno ricrescendo da farci la coda, guai a non leggere e soprattutto camminare in silenzio, di quei silenzi meravigliosi che ad ogni passo tutto sembra più chiaro.
Non ho più paura di ascoltarmi e mostrarle tutte le paure, la mia fragilità mi fa sorridere di complicità, niente corazza, nessuna difesa: in caso di ferita ci sto ancora male, ma insomma, ecco, preferisco usare le energie per stare meglio e adesso che il buio arriva prima mi accorgo che questa tranquillità qui mi piace molto. Gli esiti tra qualche giorno.
Nessun commento:
Posta un commento