Io, se devo dire una cosa, penso che ti mangerei. Niente forchetta e coltello, bocca. Mi siederei a tavola coi tacchi alti e una tovaglia tinta unita di lino, poi inizierei a fissarti dritto negli occhi, senza parole che tanto non servono. Porterei il calice alle labbra e annuserei il vino, poi un unico sorso dritto in gola, la senti la musica? Quando di notte c'è il mare arrabbiato, d'inverno, ti immagino così, con una voglia matta di sentire il mio vino, allora con gli occhi che ridono inizierei ad accarezzare la tovaglia, neanche una piega, poi mi alzerei e verrei da te. Mi siederei addosso, ti sfiorerei, poi ti farei annusare mentre respiro, ma avevamo detto che ti avrei mangiato io, quindi niente bicchiere, solo un assaggio dalle labbra, ti piace. Il mare, il sale, in un attimo diventeresti tequila: prenderei un lime ed inizierei a spremerti e a leccarti, goccia a goccia sulla pelle, l'agave blu è molto calda, vero? Dopo all'improvviso mi fermerei e ricomincerei a fissarti, hai notato come ci capiamo senza dire niente? Hai notato come ci capiamo senza dire tutto? Tu sulla spiaggia deserta, perchè solo i folli di notte, in gennaio, possono godere del mare, facciamo che adesso subito mi bevi, e a mangiare ci pensiamo poi?
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