Ieri sera Andrea Camilleri a Che Tempo che fa ha detto questa frase qui, che nessuno disturba perchè il mondo di fuori mi è necessario, allora io l’ho amato fortissimo. Camilleri ascoltarlo è un piacere che ti fa sempre pensare, mi sono detta, infatti dopo ha aggiunto che le parole indispensabili secondo lui sono onestà, fantasia, leggerezza e speculazione, nel senso primigenio di mettere in moto il cervello, non in quell’altro, e niente, lo ha detto in un modo, ma in un modo, che l’ho amato ancora di più.
lunedì 31 marzo 2014
domenica 30 marzo 2014
Certi
sabato 29 marzo 2014
(andrà tutto bene)
Non son mica capace, io queste cose mi vergogno, io mi viene la tremarella all'ombelico.
Il concorde, la luna che è un cane, perdere l'auto a Parigi.
Te ne sei andato via troppo presto, e la camera oscura?
Tabacco whiskaccio Londra.
Ce la sto mettendo tutta, ma il mondo non migliora col tempo e non capisco perché.
Scimmietta crocchetta cammello.
È che ieri ho ascoltato Jannacci e neanche tanto lontano ti ho pensato subito.
Vivere ridere sdrammatizzare.
Secondo me ci vuole pazienza.
Pattinare, pedalare, frizione acceleratore Gilles.
L'mg sta bene, manchi anche a lei, correre e deltaplano no, io adesso passi piccoli che ho avuto un po' di vuoti d'aria e sono fifona.
Tic toc tic toc, carica manuale e non fermarsi mai.
Mai, è che domani son quattordici e quattordici come limone brucia ancora tanto, allora oggi ho pensato che mi slaccio le cinture, faccio un volo dolce nei ricordi belli, mi fermo un attimo, poi guai chi mi ferma.
Andrà tutto bene.
Lo so.
(clic)
venerdì 28 marzo 2014
giovedì 27 marzo 2014
more spectacular colors
“Perhaps the only difference between me and other people is that I’ve always demanded more from the sunset. More spectacular colors when the sun hit the horizon. That’s perhaps my only sin.”
Nymphomaniac by Lars Von Trier
memo
The secret ingredient to sex islovechantilly cream bombolone. Anche un po’ piadina romagnola, ma meno.
mercoledì 26 marzo 2014
note colturali
Io non lo so se ucciderò tutto anche questa semina qui, ma considerando che siamo tutti dei semi o giù di lì, che coltura è una cultura, che c'è scritto di facile coltivazione nei terreni ricchi di nutrimento e soprattutto che i fiori si chiamano "piselli odorosi", io secondo me ho fatto bene.
Sento che sarà una grandissima primavera. (tuono)
martedì 25 marzo 2014
percezione
Caravan
lunedì 24 marzo 2014
a mano a mano
... e a mano a mano vedrai con il tempo lì sopra il suo viso lo stesso sorriso che il vento crudele ti aveva rubato...
pesi e misure
effetti bariccanti
Invece il problema di Baricco, ridotto ai minimi termini, è che lui, l’autore di Castelli di rabbia, si rivolge a un pubblico popolare, a lettori medio-bassi, offrendo una tonalità esteticamente sublime, o presunta tale, in pratica adelphiana, in modo da sollecitare il loro complesso d’inferiorità intellettuale. Il suo ultimo romanzo, Senza sangue, è per molti aspetti stupendamente esemplare. C’è un incipit senza tempo accertato e senza luogo riconoscibile, che deve esprimere d’emblèe l’assoluta forza metafisica o post-storica del racconto: “Nella campagna, la vecchia fattoria di Mato Rujo dimorava cieca, scolpita in nero contro la luce della sera. L’unica macchia nel profilo svuotato della pianura”.
Ci sarà un motivo se questa frase è stata utilizzata dall’editore Rizzoli come strillo pubblicitario del libro; e il motivo è che in essa, nel suo stile senza scampo, è incluso tutto il romanzo. È l’assaggio di un menù striminzito eppure contemplato sub specie aeternitatis, in cui la parola si incide sul bianco del cartoncino prezioso e muto, e resta lì a indicare che oltre il testo si intende il silenzio, l’immortalità o la morte, oppure l’Altrove, e in ogni caso a segnare il confine precario ma probabilmente irrevocabile dell’indicibile. E… ho detto tutto, confermerebbe Peppino de Filippo.
Stesso procedimento per cui il ristoratore parvenu scrive “le orecchiette con le cime di rapa” o “i fusilli con pomodoro fresco e basilico”, con quella canaglia di articolo determinativo che isola l’elencazione dei piatti dal confuso fluire delle proposte gastronomiche possibili e li conferma come scelte definitive, stabilite da un’entità aliena superiore e indiscutibile, un Artusi, un Bocuse, un Vissani, un Andrià.
Al che, un critico attirato insidiosamente verso il tranello si inferocirebbe e andrebbe a caccia delle pugnettine stilistiche di cui è disseminato il romanzo, dei maiuscoletti che gridano, dei corsivi che sottolineano, dei puntini di sospensione che sospendono, dei “da capo” malandrini che alludono, di tutti gli altri effetti bariccanti, e ci cascherebbe dentro come una povera vittima, per concludere con il sopracciglio alzato che trattasi di letteratura di serie B. Mentre non è affatto letteratura, ma un prodotto, un oggetto di fiction, e di serie A, per giunta, che non appena stampato balza in vetta alle classifiche. Perchè ci sono masse di adoratori, e soprattutto di adoratrici, prontissime a confondere il midcult con il sublime, che quindi leggono feticisticamente la produzione siglata Adelphi come se fosse griffata Baricco e viceversa, che al Festival Letteratura di Mantova approcciano chiunque abbia al collo un “passi” chiedendogli: scusi, lei è un Autore?, e che perciò sono disposti, gli idolatri, a giurare che quello di Baricco è un capolavoro.
Lui, la carogna, gli fa le mossettine sornione, così che persino i recensori sono costretti a prenderlo sul serio e a parlare della struttura intimamente musicale del libro, dei due “movimenti” in successione di cui è composto il racconto, della sonorità e della ritmica rock che agitano le pagine.
(Della Tamaro invece si può anche tacere, dopo aver registrato in diverse pagine di Va’ dove ti porta il cuore frasi al di sotto della sufficienza come “il cane abbaiava come un pazzo”: come un pazzo, il cane, e ho detto tutto.)
domenica 23 marzo 2014
ma dico forse
“Sicuramente persi, cercando un posto che non sappiamo neanche che posto è, dove forse ci sono i due stronzi, ma dico forse…”
Ponchione
venerdì 21 marzo 2014
giovedì 20 marzo 2014
equinozio, è tutta una questione di luce
Dopo io non lo so come mai, dopo quell'arcobaleno lì piano piano non l'ho proprio perso, dopo quell'arcobaleno lì non l'ho più nemmeno cercato, se sognai talmente forte che mi uscì il sangue dal naso dopo non lo so, incubi da livido duro e stanza con pareti senza uno straccio di alberello di sicuro, però ecco dopo dopo cioè adesso, in questi giorni qui ho realizzato che è un sacco che quei sognacci lì non li faccio più e allora mi è venuto un sorriso da soffitto talmente spontaneo, ma talmente spontaneo, che penso sia il modo migliore di iniziare la primavera. È tutta una questione di luce.
Gianni Rodari, il filobus numero 75
Una mattina il filobus numero 75, in partenza da Monteverde Vecchio per Piazza Fiume, invece di scendere verso Trastevere, prese per il Gianicolo, svoltò giù per l'Aurelia Antica e dopo pochi minuti correva tra i prati fuori Roma come una lepre in vacanza.
I viaggiatori, a quell'ora, erano quasi tutti impiegati, e leggevano il giornale, anche quelli che non lo avevano comperato, perché lo leggevano sulla spalla del vicino. Un signore, nel voltar pagina, alzò gli occhi un momento, guardò fuori e si mise a gridare:
"Fattorino, che succede? Tradimento, tradimento!"
Anche gli altri viaggiatori alzarono gli occhi dal giornale, e le proteste diventarono un coro tempestoso:
"Ma di qui si va a Civitavecchia!"
"Che fa il conducente?"
"È impazzito, legatelo!"
"Che razza di servizio!"
"Sono le nove meno dieci e alle nove in punto debbo essere in Tribunale, - gridò un avvocato, - se perdo il processo faccio causa all'azienda."
Il fattorino e il conducente tentavano di respingere l'assalto, dichiarando che non ne sapevano nulla, che il filobus non ubbidiva più ai comandi e faceva di testa sua. Difatti in quel momento il filobus uscì addirittura di strada e andò a fermarsi sulle soglie di un boschetto fresco e profumato.
"Uh, i ciclamini" - esclamò una signora, tutta giuliva.
"È proprio il momento di pensare ai ciclamini" - ribatté l'avvocato.
"Non importa, - dichiarò la signora, - arriverò tardi al ministero, avrò una lavata di capo, ma tanto è lo stesso, e giacché ci sono mi voglio levare la voglia dei ciclamini. Saranno dieci anni che non ne colgo."
Scese dal filobus, respirando a bocca spalancata l'aria di quello strano mattino, e si mise a fare un mazzetto di ciclamini.
Visto che il filobus non voleva saperne di ripartire, uno dopo l'altro i viaggiatori scesero a sgranchirsi le gambe o a fumare una sigaretta e intanto il loro malumore scompariva come la nebbia al sole. Uno coglieva una margherita e se la infilava all'occhiello, l'altro scopriva una fragola acerba e gridava:
"L'ho trovata io. Ora ci metto il mio biglietto, e quando è matura la vengo a cogliere, e guai se non la trovo."
Difatti levò dal portafogli un biglietto da visita, lo infilò in uno stecchino e piantò lo stecchino accanto alla fragola. Sul biglietto c'era scritto: - Dottor Giulio Bollati.
Due impiegati del ministero dell'Istruzione appallottolarono i loro giornali e cominciarono una partita di calcio. E ogni volta che davano un calcio alla palla gridavano: "Al diavolo!"
Insomma, non parevano più gli stessi impiegati che un momento prima volevano linciare i tranvieri. Questi, poi, si erano divisi una pagnottella col ripieno di frittata e facevano un picnic sull'erba.
"Attenzione!" - gridò ad un tratto l'avvocato.
Il filobus, con uno scossone, stava ripartendo tutto solo, al piccolo trotto. Fecero appena in tempo a saltar su, e l'ultima fu la signora dei ciclamini che protestava: - Eh, ma allora non vale. Avevo appena cominciato a divertirmi.
"Che ora abbiamo fatto?" - domandò qualcuno.
"Uh, chissà che tardi."
E tutti si guardarono il polso. Sorpresa: gli orologi segnavano ancora le nove meno dieci. Si vede che per tutto il tempo della piccola scampagnata le lancette non avevano camminato. Era stato tempo regalato, un piccolo extra, come quando si compra una scatola di sapone in polvere e dentro c'è un giocattolo.
"Ma non può essere!" - si meravigliava la signora dei ciclamini, mentre il filobus rientrava nel suo percorso e si gettava giù per via Dandolo.
Si meravigliavano tutti. E sì che avevano il giornale sotto gli occhi, e in cima al giornale la data era scritta ben chiara: 21 marzo. Il primo giorno di primavera tutto è possibile.
Gianni Rodari, Favole al telefono, Einaudi
mercoledì 19 marzo 2014
Luke Wilson with Mordecai
Laura Wilson, Luke Wilson with Mordecai the falcon, on set of The Royal Tenenbaums, 2000.
martedì 18 marzo 2014
gli amici del muso
La minibimba che gioca sempre col muso mi ha detto che l’altrissimo ieri, cioè due giorni fa, ha visto un film che si chiama zanna gialla dove c’è un cane giallo un po’ vecchio che a un certo punto diventa cattivissimo perchè gli viene l’idrofobia, che è un tipo di paura che lo fa diventare talmente cattivo da non poterlo più accarezzare. Mi ha detto che subito ci è rimasta molto male perchè gli umani non riescono a guarirlo e allora gli sparano e lui muore, dopo è stata meglio perchè il suo cucciolo, che è giallo uguale uguale a lui ma senza paura, per fortuna si salva.
lunedì 17 marzo 2014
Pagaiare
Io la gente che programma tutto non so bene come faccia, io non ci riesco, a me piacciono troppo le sorprese che in un attimo ti ritrovi l'occhio che ride e allora quando ci sono i periodi da pagaiare pazienza, vuoi mettere poi lo stupore bello bello che prima o poi ritorna?
il sole non ha lune
Nella saliva
nella carta
nell’eclisse.
In tutte le linee
in tutti i colori
in tutti i boccali
nel mio petto
fuori, dentro
nel calamaio – nelle difficoltà a scrivere
nello stupore dei miei occhi
nelle ultime lune del sole
(il sole non ha lune) in tutto.
Dire “in tutto” è stupido e magnifico.
DIEGO nelle mie urine – DIEGO nella mia bocca
nel mio cuore – nella mia follia – nel mio sogno
nella carta assorbente – nella punta della penna
nelle matite – nei paesaggi – nel cibo – nel metallo
nell’immaginazione.
Nelle malattie – nelle rotture – nei suoi pretesti
nei suoi occhi – nella sua bocca
nelle sue menzogne.
Frida Kahlo, Lettere appassionate, Abscondita edizioni, Milano, 2002
(lei lo chiamava il rospo, lui la niña, si sono sposati, traditi, presi pure a colpi di pistola, ma cazzo se si sono amati..)
domenica 16 marzo 2014
memo
Douglas Adams, Praticamente innocuo, 1992
Terra: praticamente innocua
“Viviamo in strani tempi. Viviamo anche in strani posti: ognuno di noi abita in un proprio universo. Le persone di cui popoliamo i nostri universi sono le ombre di altri universi che si intersecano con il nostro. Per riuscire a fronteggiare questo sconcertante guazzabuglio di infinita ricorrenza dicendo cose come: — Oh, ciao, Ed! Che bella abbronzatura! Come sta Carol? — occorre che tutte le entità coscienti sviluppino un’eccezionale capacità di filtraggio allo scopo di difendersi dalla contemplazione del caos nel quale annaspano e vagano. Perciò date ai vostri figli la possibilità di riparare ai loro errori, d’accordo?”
Douglas Adams, Praticamente innocuo, 1992
venerdì 14 marzo 2014
Non sono stato sempre buono con lei, anzi
Efraim M. Reyes, C’era una volta l’amore ma ho dovuto ammazzarlo
parole (3)
“Ogni tanto bisogna prendere alla lettera le parole che si dicono ai bambini.”
Sandro Veronesi, Caos Calmo
parole (2)
“Le cose più importanti sono le più difficili da dire. Sono quelle di cui ci si vergogna, perchè le parole le immiseriscono - le parole rimpiccioliscono cose che finchè erano nella vostra testa sembravano sconfinate, e le riducono a non più che a grandezza naturale quando vengono portate fuori. (…)
E potreste fare rivelazioni che vi costano per poi scoprire che la gente vi guarda strano, senza capire affatto quello che avete detto, senza capire perchè vi sembrava tanto importante da piangere quasi mentre lo dicevate. Questa è la cosa peggiore, secondo me.”
Stephen King, Stand by me
giovedì 13 marzo 2014
parole
“Ecco come sono le parole, nascondono molto, si uniscono pian piano tra di loro, sembra non sappiano dove vogliono andare, e all’improvviso, per via di due o tre, o di quattro che all’improvviso escono, parole semplici, un pronome personale, un avverbio, un verbo, un aggettivo, ecco lì che ci ritroviamo la commozione che sale irresistibilmente alla superficie della pelle e degli occhi, che incrina la compostezza dei sentimenti, a volte sono i nervi a non riuscire a reggere, sopportano molto, sopportano tutto, come se indossassero un’armatura”
José Saramago, Cecità
mercoledì 12 marzo 2014
kiss
attese
martedì 11 marzo 2014
sabato 8 marzo 2014
Come mai
O, sulle ombre: «Tutto ha un’ombra meno le formiche».O, sugli affreschi: «Gli affreschi si chiamano affreschi perché stanno in cielo, e il cielo è fresco».
[Paolo Nori]
venerdì 7 marzo 2014
giovedì 6 marzo 2014
sento che fa bene
Ho letto che scrivere serve a nascondersi e questa frase qui non solo è una citazione snaturata mozzata annullata di Calvino, era per la scoperta, lui, ma secondo me è anche una grandissima cagata. Io senza scrittura, ma anche senza musica e arte, mica l'ora di storia, nemmeno quella da palazzo, l'altra, io mi nasconderei talmente tanto da non trovarmi più. Porca rogna italiana del denigramento di noi stessi. Questo è Gadda, ripeterlo sento che fa bene.
martedì 4 marzo 2014
Lucio Dalla - Stella di mare
lunedì 3 marzo 2014
secondo me si chiama anche Nicola
La bambina di Reggio io, quella un po’ cresciuta, ma mica poi tanto, a leggere di Pierino, che secondo me si chiama anche Nicola, ride sempre da matti.
Il faut se perdre
Je me souviens de toi
Je me souviens de toi.
Qui es-tu?
Tu me tues.
Tu me fais du bien.
Comment me serais-je doutée que cette ville étail faite à la taille de l’amour?
Comment me serais-je doutée que tu étais fait à la taille de mon corps même ?
Tu me plais. Quel événement. Tu me plais.
Quelle lenteur tout à coup.
Quelle douceur.
Tu ne peux pas savoir.
Tu me tues.
Tu me fais du bien.
Tu me tues.
Tu me fais du bien.
J’ai le temps.
Je t’en prie.
Dévore-moi.
Déforme-moi jusqu’à la laideur.
Pourquoi pas toi ?
Pourquoi pas toi dans cette ville et dans cette nuit pareille aux autres au point de s’y méprendre ?
Je t’en prie…”
Marguerite Duras, Hiroshima mon amour
John Lennon’s letter to Cynthia Powell (1958)
Dear Cyn,
I love you , I love you I love you I love you I love you I love u I lllllove U I love you Like Mad I do I do love you YES YES YES I do love you CYN you I love I love you Cynthia Powell John Winston love C.Powell Cynthia Cynthia Cynthia I love you I love you I love you forever and ever isn’t it great? I love you like Guitars I love you like anything lovely lovely lovely lovely Cyn I love lovely Cynthia Cynthia I love you. You are Wonderful I adore you I want you I need you. I need you don’t go I love You Happy Christmas Merry Chrimbo I love you I love you I love you Cynthia Cyn Cyn Cyn Cyn Cyn Cyn Cyn is loved by John John John John John I love you.
Love John
domenica 2 marzo 2014
Delle volte
sabato 1 marzo 2014
Ruotini
- Cosa vogliamo noi?
- WhatsApp!
- Perché lo vogliamo?
- È veloce! È gratis! È figo! È social! Ci piace! Scaricalo!
- Cosa vogliamo noi?
- Telegram!
- Non WhatsApp?
- Telegram!
- Aem, perché lo vogliamo?
- Perché laggente spia e non ci piace!
- Ma chi? Dove? Cosa? Perché?
- È veloce! È gratis! È figo! È social! Scaricalo!
Poi dicono che non siamo mica dei criceti.